Tringali
> Lezioni improgrammate
“In principio era il verbo…” questa famosa espressione biblica sembrerebbe calzare a pennello quando penso al teatro, ma a ben rifletterci così non è.
Con chiaro ed evidente gusto per il paradosso e per la provocazione, ritengo sia più corretto dire che “in principio è l’ascolto…” soltanto dopo, e non necessariamente del resto, ci sarà posto per il verbo!
Sulla scena, è la nostra capacità di ascolto a rendere ciò che facciamo credibile. Soltanto l’ascolto può permetterci di dire con forza ed efficacia ciò che un testo propone. A ben riflettere, in realtà, è solo l’ascolto a suggerirci cosa dire.
Ovviamente i piani di ascolto sono molteplici e non interessano esclusivamente il canale uditivo.
A teatro sarebbe riduttivo ascoltare solo con le orecchie. Devo farlo anche con gli occhi, posso farlo con le mani e perché no: con la pianta dei piedi! Quando il grado di concentrazione del gruppo è alto si ascolta in modo empatico, non occorre nemmeno guardarsi, né tanto meno, parlare.
Attraverso degli esercizi di gruppo comprenderemo la ricchezza e profondità della nostra capacità di ascolto.
La alleneremo, verificandone importanza ed efficacia.
Altro tassello fondamentale che permette al “gruppo teatro” di comporsi come un puzzle è la fiducia. L’unico collante che permette a tutte le tessere di riconoscersi e trovare ciascuna il suo posto.
Alcuni esercizi ci consentiranno di approfondire ciascuno la conoscenza dell’altro in un clima di “fiducia, speranza, senso di sicurezza, scoperta empatica e concentrazione” (Slade, 1954).
Nella vita di tutti i giorni la fiducia si conquista, nel teatro in cui credo, si regala! …ma non è ancora tutto!
Nei due giorni di stage intensivo che ci aspettano, vorrei proporvi un percorso particolare di meditazione che ho avuto l’opportunità di sviluppare nel corso dei laboratori e degli stage proposti nella mia scuola agli allievi dei diversi anni.
Di che si tratta? In poche parole è l’esatto contrario della meditazione statica zen, seduti a gambe incrociate, concentrati solo sul respiro. Nessuna posizione scomoda, danzeremo ad occhi chiusi nella sala. Questo permetterà al corpo di viaggiare anche se è rimasto chiuso in una stanza. Gérard Genette diceva “Le lieu de l’Etre est toujours l’Autre Rive” .
Danzando consentiremo alla nostra energia di svilupparsi e di fluttuare. Abbandoneremo le resistenze che ci legano alla nostra salda e immobile struttura per approdare alle regioni più autentiche di un “io” spesso sconosciuto.
Getteremo finalmente un ponte tra noi e l’altra riva!